PARERE LEGALE - Avv. Bonfogo: "VAR è universo ancora inesplorato. Difficile fare ricorso"
Francesca Bonfogo, avvocato specializzato in diritto sportivo, è intervenuta in esclusiva ai nostri microfoni per inaugurare una nuova rubrica, 'Parere legale', al servizio degli addetti ai lavori
Avvocato, perché ha scelto di occuparsi di diritto sportivo?
"Per la verità è stato il diritto sportivo che ha scelto me, nel senso che la mia passione per lo sport in generale e per il calcio in particolare, ha ispirato e piacevolmente condizionato la mia formazione professionale, sin dagli inizi. Mi sono laureata nel 1997 in Giurisprudenza con una tesi sulle società sportive, tra le prime ad affrontare gli effetti rivoluzionari della “sentenza Bosman”. Dopo il conseguimento del titolo di avvocato, nel 2001 ho partecipato alla prima edizione del master in “diritto e management dello sport” presso la Luiss di Roma, e successivamente ho perfezionato il mio percorso lavorativo collaborando con due Maestri del settore: l’avv. Guido Martinelli e l’avv. Mattia Grassani. In pratica, ho fatto della mia passione anche il mio lavoro".
In cosa sono più carenti le società da questo punto di vista?
"Credo che alle società sportive manchi più che altro la “cultura del diritto sportivo”. Mi spiego: si parla tanto di giustizia sportiva, ormai è sulla bocca di tutti anche in conseguenza dei sempre maggiori casi di illecito sportivo, che si verificano a vari livelli, riportati dalle cronache. Ma in pochi hanno la consapevolezza che queste problematiche necessitano di una particolare formazione, della conoscenza dettagliata e approfondita della materia, sia a livello di contenuti che di procedura. Molti presidenti pensano che sia sufficiente rivolgersi al proprio legale di fiducia, che magari li segue per le problematiche aziendali: ma quando devi affrontare ricorsi contro sanzioni quali punti di penalizzazione piuttosto che squalifiche o inibizioni, è fondamentale avere padronanza della materia, perché un solo punto di penalizzazione assegnato in più o in meno, può condizionare un’intera stagione sportiva. Altro aspetto su cui vorrei soffermare l’attenzione è la prevenzione: le società devono prevenire quanto più possibile gli illeciti sportivi e per far questo devono mettere in condizione tutti coloro che vi lavorano, di conoscere ciò che possono o non possono fare o dire. Dirigenti, segretari, staff tecnico, calciatori: tutti devono avere un’idea ben precisa delle rispettive responsabilità e di quello che rischiano in caso di violazioni normative.
Per questo bisogna pensare a giornate formative dedicate alle varie problematiche e ai diversi interlocutori finali, tra cui rientrano certamente anche i genitori dei ragazzi dei settori giovanili e gli stessi tifosi. Ed è in questa direzione che sto dirigendo parte della mia attività professionale, formulando e promuovendo presso le società sportive dei “pacchetti” di consulenza formativa, da crearsi ad hoc, in base alle diverse esigenze".
É pensabile un ricorso contro l'utilizzo del VAR?
"Il mondo del VAR da questo punto di vista è ancora del tutto inesplorato: ricordiamo che è un ufficiale di gara, disciplinato da un protocollo d’intervento ben preciso, che può assistere l’arbitro in determinate e precise circostanze, che non può modificarne la decisione se non in caso di “chiaro ed evidente errore” e che, soprattutto, non pregiudica la decisione finale che rimane sempre e solo in capo all’arbitro. Giova inoltre ricordare che il VAR rimane sempre e solo un “assistente” che può invitare, ma non certamente obbligare, l’arbitro al “on field review”: spetta a lui solo, ricorrendone i presupposti, la decisione di rivedere, o meno, l’azione dubbia sul monitor presente a bordo campo. La tecnologia può certamente aiutare a tenere sotto controllo eventuali errori, i margini di valutazioni sbagliate da parte dell’uomo/arbitro si sono ridotti, ma non li ha eliminati. Ad oggi vedo difficile la possibilità di fare ricorso contro decisioni di utilizzo, o mancato utilizzo, del VAR in quanto grande spazio interpretativo rimane ancora in capo all’arbitro, la cui valutazione finale rimane, pertanto, inappellabile. Ma, come detto, siamo solo agli inizi e si sta già parlando, per il prossimo futuro, di interventi al protocollo VAR volti a limitiate, o meglio, delimitare a pochi casi la libera interpretazione dell’arbitro, proponendo, tra l’altro, di automatizzare certe situazioni di gioco attraverso la predisposizione di procedure standard seguite dagli arbitri stessi".