Speciale scouting. Da analista del Brasile a tecnico: Thiago Larghi, sognando Parreira
Il mondo dello scouting e del calcio con gli occhi di chi ha vissuto entrambe le vesti. Quelle di Thiago Larghi, brasiliano, che racconta il duplice punto di vista a Tuttomercatoweb.com. "Ho iniziato come match analyst, dal 2004 al 2014. Botafogo e Nazionale maggiore, abbiamo giocato anche in Confederations nel 2013 contro l'Italia e poi in amichevole a Ginevra", spiega in un ottimo italiano. "Perché ho origini italiane e perché ho anche studiato a Coverciano".
Una carriera che parte con un obiettivo ben preciso.
"Volevo arrivare ad essere allenatore ma dovevo iniziare con una comprensione migliore del gioco, capire i principi di difesa, attacco, gestione del gruppo e tutte le aree coinvolte nel calcio. Ho fatto un planning per diventare allenatore dopo 15 anni. Per 10 sono stato match analyst, poi sono venuto in Italia a fare il corso UEFA. Sono tornato in Brasile, ho fatto formazione ma sono diventato allenatore in seconda. Cinque anni da tecnico in seconda, poi c'è stata la prima opportunità".
A chi si ispira?
"La mia ispirazione di carriera, da sempre, è Carlos Alberto Parreira. Prima di essere allenatore era preparatore atletico. Volevo essere un professionista più completo, proprio come lui".
Sin da subito.
"Compravo i software inglesi e francesi, non c'erano queste piattaforme in Brasile come Wyscout. Lo facevo con l'osservatore della Nazionale brasiliana, che faceva molto lavoro di analisi ed era l'osservatore tecnico. Allora c'era difficoltà, non adesso".
Quanto è importante la tecnologia?
"E' fondamentale. Il calcio oggi deve avere insieme ai filmati del giocatore anche tutti i numeri, è una base per prendere decisioni importanti. Anche e soprattutto a livello di scouting e di ricerca dei calciatori".
In Brasile in pochi usano l'analitica?
"Alcune squadre sì, come il Corinthians, la usano. C'è uno dei migliori centri analisi del mondo nel club, c'era Tite alla guida che oggi è il ct del Brasile. Però ci sono ancora oggi squadre in A senza investimenti ed è un peccato".