Giuntoli: "Ora vanno di moda gli algoritmi, ma io giudico prima le emozioni di pancia"

15.10.2023 16:04 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: Tuttomercatoweb
Giuntoli: "Ora vanno di moda gli algoritmi, ma io giudico prima le emozioni di pancia"
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Il direttore sportivo della Juventus Cristiano Giuntoli è quest'oggi uno dei grandi ospiti del 'Festival di Trento' organizzato dalla 'Gazzetta dello Sport'. Il dirigente bianconero, direttamente dal palco, ha parlato anche dei suoi successi ma anche delle operazioni di calciomercato sbagliate: "Non tutti gli acquisti sono andati bene. C’è stato più di un flop, purtroppo si capisce solamente nel momento in cui te lo porti a casa. Le dinamiche e le variabili sono tante e svariate e magari un buon calciatore in un contesto non adatto non riesce a rendere. Dagli errori poi sono nate così positive quindi un grazie devo dirlo anche ai giocatori che ho sbagliato. A me piace parecchio parlare non solo con i calciatori, ma anche con le famiglie. Servono tante informazioni per avere un quadro molto chiaro e non solo da un punto di vista tecnico. Negli ultimi tempi va di moda confrontare gli algoritmi, io giudico prima le emozioni di pancia e poi li incrocio con i numeri. Spesso faccio tutto questo la sera in cui sono solo e riesco a produrre. Allegri non lo chiamo alle 2 di notte perché siamo insieme tutto il giorno, diciamo che non c’è bisogno".

In un altro passaggio Giuntoli è poi tornato sulla promozione al Carpi: “A Carpi vincemmo il campionato di B a suon di record. Un calcio transepocale, che si giocava tantissimi anni fa. Molto essenziale ma molto efficace. Lasagna lo presi dalla Serie D e fummo fortunati a prenderlo. Il procuratore era Massimo Briaschi, mio ex compagno di squadra ed ex juventino. Tutto torna…"

Sulla sua infanzia e sui suoi primi passi nel mondo del calcio: “A scuola sono stato sempre bravo. Non avevo tanta voglia di studiare ma avevo grande capacità di apprendimento. Ho iniziato anche l’università per studiare architettura. Poi però scelsi la strada della passione, quella del calcio, nonostante mia madre non era molto d’accordo. È una strada dove si è consapevoli di essere fra color che son sospesi e non si era né carne né pesce. Però avevo la vocazione da direttore sportivo, mi ero accordo che in un certo senso facevo già gestione fra allenatore, dirigenti e miei compagni di squadra. Facevo anche un po’ di mercato, davo già qualche suggerimento. Sono sempre stato uno aggregante e volevo fare fortemente il dirigente. A me non piace apparire ma adesso chiaramente è diverso, preferisco lavorare dietro le quinte e pensare sempre al noi. La prima esperienza importante fu al Carpi, mi diede fiducia il presidente Stefano Bonacini che mi ha permesso di conoscere il calcio dalle basi: dalla segreteria, ai giardinieri, ai magazzinieri. È stato un percorso straordinario che ci ha portati fino alla Serie A".

Sui suoi trascorsi da calciatore: “Sono stato un calciatore di medio o basso livello. Non avevo grande motore ma me la sono cavata. Dopo la carriera da calciatore avevo nella testa la voglia di fare qualcosa in questo mondo e diciamo che ci stiamo riuscendo. In qualche circostanza la carriera da calciatore seppur fra C e D mi è servita successivamente per capire alcune situazioni”